DANTE A PALAZZO: Incontro con Aldo Onorati

Sabato 30 ottobre ore 18.00 presso la Stanza dell’Aria di Palazzo Doria Pamphilj il primo incontro della rassegna letteraria “Dante a Palazzo”. Consigliato prenotare il proprio posto scrivendo alla mail valmontone@bibliotecheprenestine.it o chiamando i numeri 339.87.49.241 e 0662200070

 

Incontro con Aldo Onorati

Scrittore, poeta e dantista. Dal 2005 è ambasciatore della cultura dei Castelli Romani nel mondo, territorio natio al quale ha dedicato diverse pubblicazioni. Nel 2009 è stato insignito dalla Società Dante Alighieri del diploma di benemerenza con medaglia d’oro per la “profonda conoscenza dell’opera dantesca, al punto di diventare testimone nel mondo della Divina Commedia”.

Il libro

San Tommaso e San Francesco visti da Dante. Una rivisitazione problematica, Società Dante Alighieri editrice, 2020

Una rilettura-commento ai canti XI e XII del Paradiso, che dà a Onorati l’occasione di chiedersi perché mai l’Alighieri, parlando di san Francesco, tralasci molti aspetti del Poverello d’Assisi per mettere in risalto principalmente la sua povertà. La risposta va trovata nei tempi storici in cui visse il Divino Poeta: la Chiesa, vale a dire le alte sfere di Essa, non disdegnavano la ricchezza, per cui stavano nascendo varie “eresie” ispirate al Vangelo della Croce e non della Gloria. Francesco, senza uscire dall’ambito cattolico, scelse di seguire il Vangelo alla lettera, “sposando Madonna Paupertas”. Si attendeva da parte dei credenti una svolta di quel genere. Innocenzo III, Papa illuminato, ne comprese l’importanza e dette a voce l’autorizzazione ai pochi fraticelli di costituire un nucleo operativo. Onorio III, poi, sigillò per iscritto la regola francescana. E siccome Dante faceva parte dei terziari francescani, loda l’azione del Poverello d’Assisi tanto da puntare soprattutto su questo aspetto fondamentale che ha aiutato la Chiesa nella sua “civil briga”. L’altro santo di cui parla il Poeta è Domenico di Guzman, fondatore dei domenicani, di cui faceva parte san Tommaso, il quale aveva tessuto le lodi di Francesco, mentre san Bonaventura incenserà “l’altra ruota della biga”, cioè san Domenico. Ma ad Onorati interessa esaminare, sempre con la sincerità di uno studioso che vuol “vederci chiaro”, i rappporti di pensiero tra il filosofo della Scolastica e l’Alighieri. Il capitolo è densissimo: ripercorre i precedenti teologico-filosofici della Scolastica fino a Tommaso d’Aquino. Il punto è questo: la vexata quaestio fede-ragione, cioè: è possibile comprendere Dio con la ragione o serve la fede? Quale dei due cardini è più importante? Si era cercato di armonizzarli, facendo di ognuno la necessità dell’altro. Dante taglia di netto le due forze, dicendo che la ragione senza la fede non arriva da nessuna parte. Lo dichiara nel III canto del Purgatorio e nelle allegorie delle figure che accompagnano il Pellegrino nel mondo escatologico.