Beni Culturali

LE CATACOMBE E LA BASILICA DI SANT’ILARIO
A testimonianza del fatto che Valmontone fu dimora o passaggio di popolazioni antichissime vi sono le Catacombe di S. Ilario.
Antico cimitero paleocristiano alto medievale tra i più importanti nel Lazio,situato nella valle di Sant’Ilario (250 m sul livello del mare),nei pressi del Km 46 di via Casilina, a ridosso della ferrovia T.A.V. Secondo la carta itineraria dell’impero romano, la tavola Peutingeriana, era la quarta e la più importante stazione di servizio della via Labicana detta “Ad Bivium”, distante da Roma 44,250 Km.
La presenza di tale stazione in questo punto è spiegabile in quanto vi scorre il fiume Sacco, che offriva abbondante acqua ai viandanti e ai cavalli. Intorno a questa stazione sorse nell’epoca romana un villaggio pagano, che probabilmente agli inizi dell’era cristiana si convertì alla nuova religione.
L’intero complesso, riportato alla luce da campagne di scavo della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra del Vaticano dal 1985 al1988, è costituito da Catacombe, sicuramente Cristiane, scavate probabilmente tra la fine del IV secolo e l’inizio del V, per lo più con volta a botte, costituite da sei gallerie e cinque cunicoli, sovrastate da pozzi. In particolare è possibile rilevare subito dopo la piccola apertura ad Oriente d’ Inverno fatta nel tufo, due gallerie laterali, una a destra (A3) lunga 5 m e larga 139 m, e una a sinistra (A4) lunga 5 m e larga 66 m; una galleria trasversale (A2) e una galleria centrale (A1) lunga 89 m con il cielo tutto voltato a botte ribassata. La galleria presenta tre traverse lunghe rispettivamente 5 m, 4,5 m e 4 m che vanno a terminare in stanze di varie forme e dimensioni: la prima stanza, a destra, è di misura quasi ovale e misura 22,5 m; sulla sinistra ci sono altre tre stanze di figura rispettivamente quadrata misurante 12 m (Aa), rotonda di 29 m (Ab) e ovale misurante 33 m (Ad). Le corsie laterali sono strette con pareti a loculi e le pile risultano irregolari.
Gli ambulacri secondari sono stati certamente perforati a scopo cimiteriale, l’ipogeo è delimitato a curva, caratterizza uno schema di pianta limitato, mirando quasi a formare un cerchio. L’ingresso del cimitero, leggermente più basso rispetto al profilo del colle, era protetto in qualche modo da due sporgenze quadrate ricavate nel tufo, quasi una sorta di pilastri che fungevano da stipiti. Una canaletta (C) scavata nel pavimento seguiva la parete occidentale della galleria principale continuando oltre l’ingresso e la parete settentrionale nel primo tratto della diramazione (A5) dove era anche foderata da coppi. Le due canalizzazioni fungevano da deflusso verso l’esterno e per il convogliamento dell’acqua che filtrava nella catacomba in una fossa (D) scavata sul pavimento. I numerosi scavi, hanno rilevato la presenza di un cimitero a cielo aperto, connesso con quello sotterraneo. L’area sepolcrale è recintata su tre lati da un muro a tufelli, il quarto lato è ricavato interamente nel banco tufaceo e al centro del quale si apre l’ingresso della catacomba. Al centro del lato ovest si apre un emiciclo con muratura a tufelli e mattoni entro cui sono state ricavate delle sepolture privilegiate. Ai lati dell’entrata della catacomba si trovano tombe a loculo scavate a tufo e un basso banco roccioso su cui erano ricavate tombe a forma. Roccia tufacea alle spalle dell’emiciclo con andamento.

LA FONTANA DEL COLLE

La fontana è situata in Piazza Giusto Dè Conti, adiacente al Palazzo Comunale. La realizzazione della fontana risale alla seconda metà del XVIII secolo per commissione del Principe GiovanniBattista Pamphilj, ma l’idea del progetto era del 1665 del defunto padre il Principe Camillo Pamphilj. Il Principe fece eseguire il progetto del nuovo condotto e stabilì il sito della nuova fontana , chiamata “Fontana del Colle”. Al centro della fontana c’era un’antica colonna romana , sormontata da una statua di bronzo raffigurante un legionario romano, il Labicano di stile barocco; intorno alla base della colonna, disposte a quadrifoglio quattro vasche rotonde, il tutto circondato da una balaustra di marmo.
A seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, la fontana fu quasi completamente distrutta e ricostruita il 2 giugno 1968 identica a quella precedente, della quale era rimasta in piedi la base e una delle vasche laterali. La fontana nel dopoguerra fu molto utile ai valmontonesi, perché era una delle poche dove ci si poteva rifornire d’acqua, inoltre la fontana è diventata il simbolo della città.


Il progetto della nuova fontana è dell’ architetto Giorgio Vodret, la realizzazione in travertino è dei fratelliAlfredo e Umberto Bono, la nuova statua del Labicano è dello scultore Marcello Tommasi. La colonna centrale e il capitello, che fa da base alla statua, sono stati donati dal Comune di Roma. Fu inaugurata la sera del 2 giugno del 1968 alla presenza dell’Onorevole Giulio Andreotti e con la partecipazione di tutta la popolazione.